Sul Quotidiano ieri (se ne parla anche oggi) abbiamo letto una notizia interessante riguardante il Piano di riordino ospedaliero della Regione. Il Tar di Bari ha infatti accolto il ricorso d’urgenza presentato dal Comune di Gagliano del Capo (LE) contro il Piano stesso. Di conseguenza, la chiusura è stata bloccata. I reparti e i ricoveri non saranno dunque trasferiti.
Tempo fa avevamo letto che anche il Comune di Ceglie (click) avrebbe seguito quella strada del ricorso:
4 febbraio 2011. A parlare è il sindaco: “Ho fatto bene a combattere da solo, come pensavo sono inaffidabili, ci hanno raccontato bazzecole. A questo punto, dopo aver supplicato il Direttore sanitario, aver raccolto 11mila firme, aver organizzato una imponente manifestazione, essere andato a Bari in Regione in Commissione Sanità e in audizione, non ci rimane altro che perseguire la strada del ricorso amministrativo al Tar”.
A parte che il ricorso al Tar è un ricorso giurisdizionale amministrativo e non semplicemente amministrativo… una domanda:
Ma il Comune di Ceglie poi l’ha presentato questo ricorso al Tar?
Evidentemente no. Non si è adito il tribunale amministrativo (in cui sono presenti due gradi di giudizio: Tar e Consiglio di Stato) ma si è fatto ricorso straordinario al Capo dello Stato (con delibera di Giunta n. 8 del 4 febbraio 2011). Quest’ultimo è un ricorso amministrativo, alternativo alla via giudiziaria, per cui se si utilizza questo strumento, poi non si può più ricorrere al TAR o al Consiglio di Stato).
I due rimedi variano soprattutto per i termini entro cui proporre il ricorso stesso a partire dalla data di notifica o conoscenza certa del provvedimento impugnato: 30 giorni per il ricorso al Tar,120 per il ricorso straordinario.
Come mai questa scelta dunque?
Giusto un’ipotesi, da blog “cattivone”: non è che era scaduto il termine dei 30 giorni senza che il ricorso fosse stato avviato al Tar?
Fateci sapere. E speriamo bene.
Lavoratori
A che punto è la vicenda dei lavoratori LSU che lavorano per il Comune?
Ieri il Quotidiano faceva il punto della situazione:
“Secondo incontro tra sindacato e amministrazione comunale di Ceglie per cercare di risolvere le questioni sollevate dagli Lsu. E secondo rinvio, questa volta al prossimo 5 aprile alle ore 16. In attesa della svolta decisiva, martedì scorso presso il Palazzo di città, le parti in causa hanno discusso della scadenza ad aprile dei contratti a tempo determinato, della durata di tre anni, per i 7 lavoratori ex Co.co.co. che rischiano di perdere il posto di lavoro e dell’integrazione oraria finanzata dalla Regione con un contributo del Comune per circa 34 Lsu.
Oltre all’amministrazione comunale erano presenti il responsabile provinciale della Nidl Cgil, Angelo Leo, il segretario provinciale della Cgil – Funzione Pubblica, Antonio Macchia, e il segretario confederale Cgil, Dino Testini. In merito al problema dei 7 ex Co.co.co, Leo ha illustrato l’esempio del Comune di Mesagne che entro il 31 dicembre dell’anno scorso ha assunto i lavoratori il cui contratto era in scadenza nel 2011, anno in cui per il “decreto Brunetta” sono bloccate le assunzioni nella pubblica amministrazione. Il Comune di Ceglie, quindi, per legge non può assumere”.
In realtà l’ultima affermazione è una imprecisione: il "decreto Brunetta", per il 2011, non blocca le assunzioni nel pubblico impiego. In particolare, per gli enti tenuti al rispetto del Patto di stabilità (compresi dunque anche i Comuni) viene fatto obbligo di una restrizione sulle assunzioni che possono essere effettuate nel limite del 20 per cento della spesa corrispondente alle cessazioni dell’anno precedente.
Cosa ben diversa dal divieto di assumere...