Il primo partito italiano
Parliamo di politica e in particolare di sondaggi. Il più recente lo leggiamo sul sito di AffariItaliani:
La fiducia in Silvio Berlusconi è crollata di quattro punti, scendendo a gennaio al 33% rispetto al 37 di dicembre. E' il risultato dell'Osservatorio politico di Crespi Ricerche pubblicato in esclusiva da Affaritaliani.it. Pdl al 27% e Pd al 23. Ma la quota degli indecisi (42%) supera sia la somma del Centrodestra (41,6%) sia quella del Centrosinistra (40,4%). Terzo Polo al 16,2%. I ministri più amati del governo sono Renato Brunetta e Giulio Tremonti (47%). Ultimi Sandro Bondi, Michela Brambilla e Raffaele Fitto con il 32%. Leggi tutto
Resto convinto che l’astensionismo, il delegare le scelte del proprio futuro e del proprio governo ad altri, sia sempre una scelta comunque perdente. Questo bel video (come sempre) realizzato da ProForma è molto suggestivo al riguardo.
Diciamo che, nel momento in cui le elezioni paiono lontane, è fisiologico che cresca il livello di astensionismo dichiarato da parte di molti elettori (e quello di oggi è un record). Quando la scadenza elettorale si avvicina, gradualmente, quella percentuale si riduce notevolmente.
E’ comunque un dato che deve far riflettere e che fa capire chiaramente quanto la gran parte degli italiani sia delusa da un centrodestra monopolizzato da un anziano capo del governo concentrato sui suoi processi e sulle seratine su cui è meglio stendere un velo pietoso e un centrosinistra, con un appeal comunicativo non sempre "elevato", guidato da decenni dalle stesse persone (la sfida tra veltroniani e dalemiani dura dai primi anni ’80), che parla più di sé stesso che dei problemi della gente, diviso (basti guardare gli attacchi della SeL rivolti in gran parte, più che al Pdl, al Partito Democratico con cui al contempo dovrebbe allearsi e rispetto a cui richiede quotidianamente le primarie), incapace di rappresentare, agli occhi di una larga fetta di italiani, un’alternativa (in termini di tenuta degli equilibri interni e di omogeneità coerente di programmi) credibile ad un centrodestra che pur è in profonda crisi di consenso come non mai.
Il Pd, in particolare, era nato in un'ottica maggioritaria, con lo scopo di attirare a sè e al suo programma altri partiti. Oggi, al contrario, non ha un programma chiaro (non sappiamo se sta con Marchionne o con gli operai, come anche su altre questioni politiche continua a scegliere il "ma anche") e, persa una sua identità chiara, lega il suo futuro una volta al terzo polo una volta all'alleanza con la sinistra.
Senza mai decidere, legando la sua identità all'identità degli altri. E vivendo in una situazione di eterna conflittualità tra le correnti interne. Senza capire, infine, che il progetto di lungo periodo del Terzo polo, tra l'altro, è proprio il superamento del bipolarismo fondato su Pd e Pdl. Che significherebbe dunque la fine dello stesso Pd.
Riuscirà il “Terzo polo”, che ieri ha iniziato la sua convention a Todi, a spezzare gli equilibri dell’attuale bipolarismo e a diventare il primo polo? Al di là dei sondaggi attuali che vedono una crescita graduale, molto dipenderà anche dall’eventuale discesa in campo di un nuovo leader che possa aggregare ancora di più gli scontenti dell’attuale panorama politico in una nuova alleanza moderata e di centro. E che soprattutto torni a parlare dei problemi quotidiani della gente e non di quelli dei politici.
E qualcuno dice che già abbia un nome e cognome.
Della crisi dei partiti a livello locale (ancora più forte e profonda) avremo modo di parlarne in uno dei prossimi post.
Terzo polo - pd - montezemolo. Vendola lo lasciamo alle poesie - Di pietro ha il suo trattore - Berlusconi a piazzale Loreto come quello che scimmiotta. Io ci metterei la firma.
RispondiEliminaanche a ceglie verrebbe voglia di non andare più a votare visti i partiti che ci sono (o meglio che non ci sono)
RispondiEliminaCrespi evidentemente comprende nel suo 42% di indecisi coloro che non vogliono andare a votare e cioè gli astenuti.
RispondiEliminaAltri sondaggisti, tra i quali l'EMG, distinguono gli indecisi, che collocano intorno al 20%, dagli astenuti che stimano oltre il 20% stesso.
Ogni sondaggio da valori diversi dall'altro per via dell'errore nella stima. Tuttavia, assumendo come errore il dato disponibile, cioè quello dell'EMG che è intorno al 3,5%, possiamo dire che centrosinistra e centrodestra siano alla pari.
Come, ho avuto modo di scrivere e peraltro tutti dicono, questa situazione renderebbe determinante al Senato il polo di centro.
Lo chiamo polo di centro per semplificazione. In realtà è, a mio avviso, un raggruppamento molto variegato e poco compatto: il gruppo finiano si considera di destra e tra i suoi ha molti dubbiosi, ci sono dei personalismi e delle polemiche sui valori e sulla storia (es. tra Buttiglione e Della Vedova).
Per me il centro può aspirare a fare da supporto a uno dei due schieramenti vincente alla Camera. E' nella natura dei terzi poli l'avere una posizione non definita.
Il PD ha fallito nel suo obiettivo di origine non per la normale diversità di opinioni al suo interno, non per la mancanza di proposte (che ci sono ma non vengono propagandate dai giornali) o per la corretta posizione di equidistanza dai sindacati (Fiom, Fim, Uilm) sul tema Fiat e non perché non sceglie con chi allearsi.
E' veramente singolare sostenere che un partito del 25% debba scegliere le sue alleanze (è la tesi di comodo di Casini) quando dovrebbero semmai essere i più piccoli a doverlo fare.
Il Pd ha fallito perché risente della pessima esperienza del Governo Prodi, paralizzato dall'assenza di una maggioranza, e soprattutto in quanto viene percepito dalla pubblica opinione non come un partito nuovo, ma come l'erede del Pci-Ds.
Mi devi dare atto che gli ex Pci non hanno mai voluto procedere a un'analisi critica del passato comunista. E' un loro diritto, ma le conseguenze si vedono.
Meglio probabilmente una scissione consensuale del Pd con la creazione di un altro partito nell'ambito del centrosinistra.
Esso potrebbe accogliere tutta un'area priva di rappresentanza e cioè la differenza tra il potenziale elettorale del Pd, 46%, e il suo peso nei sondaggi pari al 25%.
Esso potrebbe rappresentare un'alternativa di voto per i delusi della maggioranza Pdl-Lega, accogliere una parte dell'attuale centro, come Tabacci, La Malfa per esemplificare e, in caso di crisi del Pdl, i socialisti che dovessero uscirne.