Su internet è reperibile un articolo su Ceglie, scritto per la testata “Irish Times” da una signora di origine irlandese. E' una direttrice di una galleria d’arte in Irlanda che, dopo essere rimasta senza lavoro, ha comprato 4 ettari di terreno nelle campagne cegliesi e vi si è trasferita. Nell'articolo racconta il suo soggiorno nella nostra città.
Questo è il link con l’articolo completo. Ne ho tradotto qualche brano.
"Una nuova vita tra gli uliveti italiani"
La vita a Ceglie Messapica, una sonnolenta cittadina di 22.000 persone, ricorda la vita nell’Irlanda dell’ovest degli anni ‘50 e ‘60. E 'un mondo diverso da quelli che ho finora conosciuto.
La forza delle tradizioni unita ad una lunga storia di dominazione politica e religiosa ha portato a guardare con sospetto il cambiamento e l’influenza straniera. La chiesa cattolica è molto influente, e dal momento che non professiamo alcuna religione, siamo visti come “insoliti”. Non ci sono molti genitori single nemmeno qui, così mi sono fatta notare anche in questo. Vengo considerata abbastanza coraggiosa nell’essere venuta da sola in un nuovo paese con dei bambini - non è qualcosa che molte persone qui avrebbero mai pensato di poter fare.
Anche la situazione scolastica è stata una vera sfida. L'insegnante dei miei due ragazzi era in difficoltà nell’avere ragazzi di lingua inglese nella sua classe, e alla fine ho dovuto trovare una nuova scuola per tutti e tre. Che è stato sconvolgente, perché avevano già trascorso un mese là e avevano cominciato a fare amicizia.
La produzione dell’olio d'oliva non porta abbastanza soldi per sostenerci, così come mantenere i terreni è molto costoso e richiede molto lavoro, e tutti i guadagni vengono reinvestiti nella terra stessa. Ma io lo amo, e al momento sto cercando di sviluppare la mia azienda “A Taste of Puglia” (“Sapore di Puglia”). Ho avuto la fortuna di conoscere un altro produttore di olio di oliva pugliese che vive a Dublino, Lino Olivieri, che mi ha aiutato nell’esportare l'olio in Irlanda”.
Che dire?
E' davvero così che veniamo visti?
Preferisco non commentare, non è certo un bel marketing del nostro territorio. Dico solo che trovo ingiusta questa nostra descrizione così "arretrata".
Tra l'altro, già tre anni fa un altro illustre ospite ci aveva descritto come "un paesino sperduto nel nulla dove, ad agosto, se va bene, passa una macchina" ...
Ma sono certo che la gran parte delle persone che vengono qui da noi per villeggiare o per stabilirsi la pensino diversamente.
E che cacchio ....................
Ciao Francesco,
RispondiEliminanon ti soprendere di tale descrizione perchè tu guardi ceglie con gli occhi dell'innamorato, ma in realtà la descrizione della signora, che conosco e reputo persona molto in gamba, calza a pennello per quella che è la grande maggioranza del nostro paese.E' un paese molto pigro, e questo è sacrosanto da decenni, ha una forte connotazione religiosa e guarda stranito chi non la ha, anche questo sacrosanto, ed inoltre suppongo che non vedano neanche di buon occhio una mamma sola e con tre bambini, imprenditrice di se stessa.
Io in questa descrizione non noto nessuna dissonanza, tranne che un piccolo gruppo di pochi che cerca di tenere il passo con il mondo circostante, e che evidentemente la signora non ha ancora avuto fortuna di incontrare.
Un giorno comunque qualcuno dovrà pur fare qualcosa per questa importante comunità inglese (ed irlandese) che può sicuramente darci qualcosa oltre che ricevere.
Graz
Non credo che Ceglie si possa far sprofondare ad un periodo cosi' lontano. In ogni posto, Roma, Milano, Sicilia... possono esserci persone che vivono trasposte in un'altra epoca. Ci sono paesi molto piu' chiusi di Ceglie. Forse l'esperienza avuta dalla signora irlandese l'ha portata a queste conclusioni che possono essere vere in parte ma non gneralizzabili .
RispondiEliminaCara Grazia (o Graziana?), ti ringrazio innanzitutto per il tuo commento.
RispondiEliminaTengo a precisare che non metto in discussione il pensiero della signora ma continuo a ritenere alcune affermazioni abbastanza stereotipate e, per questo, non condivisibili.
Non credo che Ceglie sia una cittadina “sonnolenta”, credo che piuttosto sia troppo spesso una cittadina rassegnata, cosa ben diversa. Il tasso di disoccupazione è alto, ma bisogna anche aggiungere che forse esiste ancora molto lavoro sommerso (non nascondiamocelo).
Ci sono molte persone, soprattutto donne, che per tirare avanti fanno degli orari di lavoro assurdi andando a lavorare in campagna a centinaia di chilometri di distanza per pochissimi euro al giorno. Altro che pigrizia. Perché non c’è alternativa. Molti giovani vanno fuori a studiare a lavorare e Ceglie perde tante risorse umane e tante intelligenze, anche questo non è un segno di pigrizia, altrimenti sarebbero rimasti qui senza fare invece scelte diffiicili.
La “forte connotazione della religiosità” di cui si parla mi riesce difficile vederla in tanti comportamenti quotidiani, anche Ceglie è ormai secolarizzata (qualcuno rivendicherà ciò con soddisfazione altri no, ma la realtà del 2011 anche a Ceglie è questa). Le chiese sono purtroppo sempre più vuote e non so quanto la maggioranza delle persone abbia come riferimento il cristianesimo nella vita quotidiana. Purtroppo. Di certo non guarda “stranito” chi non pratica la religione, scelta personale che non credo abbia turbato la grandissima parte dei nostri concittadini.
Molti genitori single purtroppo esistono anche a Ceglie. Ci sono donne che hanno cresciuto e crescono i loro figli da sole, con sacrificio. Non esiste certo un ostracismo nei loro confronti, anzi sono da ammirare per la loro forza anche in situazioni non sempre facili. E’ certamente da ammirare anche la signora ma lo sono anche tante ragazze e donne cegliesi che vanno avanti giorno per giorno in silenzio e con sacrificio. Probabilmente se ne avessero la possibilità, anche loro andrebbero via in un paese lontano ad iniziare qualche nuova attività e una nuova vita, magari comprando qualche ettaro di terreno. Ma non possono, non ne hanno la possibilità economica.
Molte persone cegliesi avrebbero avuto difficoltà a spostarsi all’estero per necessità? Alzi la mano chi, all’interno della sua famiglia o tra i nostri conoscenti non ha conosciuto persone, uomini, donne o interi nuclei familiari che hanno scelto di emigrare al nord Italia o all’estero in cerca di un futuro migliore.
Per cui ho molto rispetto per la lettera che abbiamo letto, per le scelte e l’impegno della sua autrice. Ma ciò non può comportare il dimenticare la forza e lo spirito di sacrificio di noi cegliesi che, tra difficoltà e una società spesso difficile e con tanti problemi, continuiamo ad andare avanti con forza e sacrificio.
Ad ogni modo, non c’è bisogno di ribadire che, alla luce del senso di ospitalità e di accoglienza che ci ha sempre caratterizzato, la signora è la benvenuta nella nostra comunità.
Quello che dici fra è tutto vero; è tanto vero quanto è vero che io amo il mio paese, ricco di storia e tradizione, non c'è bisogno di ricordare sempre che abbiamo una storia ricca di 2500 anni, dovremmo esserne fieri e invece vedo tanto scetticismo e tanta pigrizia. Questa la noto haimè anche io, non sempre c'è la marcia giusta per far scattare questo paese, che ripeto non ha nulla da invidiare ad altre realtà. Forse hai ragione non siamo così, ma certo è che ci dobbiamo dare una mossa e molto in fretta, altrimenti lo scenario ipotizzato dalla nostra cara amica irlandese può davvero avverarsi e allora sarà difficile far cambiare idea alle persone. Non ci resta che essere ancora fiduciosi in noi, del resto tu sai come la penso, ne abbiamo parlato tante volte...daniele
RispondiEliminaFrancesco concordo a pieno con tutto quello che hai scritto.
RispondiEliminaCeglie per me non e' affatto una citta' sonnolenta...e' una citta' con enorme potenziale a livello umano, culturale e paesaggistico che ha solo bisogno di una forte scossa per poter ripartire...L'unico problema e' che questa scossa in momenti difficili come quello che stiamo attraersando e' davvero difficile da ottenere...Ma le potenzialita' ci sono e sono fiducioso...dobbiamo esserlo!!!
Io personalmente sono un "emigrato"...partito alla tenera eta' di 18 anni alla volta di Milano per cercare un avvenire che la mia citta' purtroppo non poteva darmi, con la speranza di tornare in un futuro non troppo lontano e creare qualcosa di buono in quella che sara' per sempre la mia terra. E come me ci sono centinaia di ragazzi brillanti, intelligenti, coraggiosi e super sveglissimi costretti ad abbandonare la propria terra per un lavoro. Non credo che quello che ha fatto la signora sia quindi piu' coraggioso ed intrepido di quello che fanno i nostri giovani oggi.
Ragazzi che vanno via SOLI con un vuoto nel cuore dovuto alla lontananza dalla famiglia e con un altro sempre piu' grande vuoto nel cuore...un vuoto chiamato Ceglie.
A.L.
Ottimo commento quello di Graz, condivido pienamente!
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